Cemetery Gates

La viottola per uscire dal cimitero ha i sassolini sparsi in malo modo. Ogni tanto è interrotta dalla nuda terra o da qualche cespuglietto d’erba che si è guadagnato a forza il diritto di esistere. Si ode il vento notturno spirare, e si sente nelle ossa. Il giubbotto di pelle non difende da quel freddo.

A un certo punto, la strada si biforca: sulla sinistra si va verso l’uscita; ma Terry si ferma sul bivio, come attratto da una forza invisibile, e si volta verso destra. Resta lì, fermo, come incantato.

Me ne accorgo. Mi giro su me stessa: «Ehi, Terry! Che ti prende?»

Alza la mano e indica verso la direzione proibita. «Laggiù è sepolta tua nonna Kaitlynn… Non vuoi andare a controllare se…?»

«Andiamocene di qua!» sbotto.

Terry mi guarda con occhi sgranati. Devo aver reagito in maniera eccessiva.

«Lascia fuori mia nonna da questa storia».

«Ma lei potrebbe… Davvero non vuoi saperlo?»

È da diversi minuti che me lo sto chiedendo, che lo sto tenendo per me. È un fantasma che mi ronza nella testa, che mi fa impazzire, che mi fa bollire il sangue nelle vene. Certe cose è meglio non saperle. Non voglio sapere se il corpo di nonna Kaitlynn riposa ancora nella sua tomba.

«Se davvero ci tieni tanto, perché non andiamo a riesumare i tuoi di cari?» È un colpo basso, anche per i miei standard.

Gli occhi di Terry mi schiaffeggiano, mi rimproverano. «Dopo che mamma è andata in pensione, si sono trasferiti in Florida. I medici dicevano che era meglio per l’artrite del nonno. Se fossero qui, io vorrei saperlo…»

Terry mi passa accanto, quasi urtandomi. Non dice niente, ma il suo sguardo è sufficiente. Codarda. Sono una codarda.

Quando raggiungo l’uscita, sta già mettendo in moto il pick-up.

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