L’infusione

Sono seduta in maniera completamente scomposta su una vecchia sedia a muro della sede dello sceriffo. La mia schiena poggia tra la base e lo schienale; le mie gambe, proiettate in avanti, occupano il corridoio quasi per metà.

Terry esce dall’ufficio dello sceriffo in maniera brusca, quasi sbattendo la porta. Sembra scocciato.

Lo guardo interrogativa. «Allora?»

«Lo sceriffo ha detto che dobbiamo andare a casa, che compilerà lui i documenti della signora Ferrell».

Il viaggio in macchina è particolarmente quieto. A un certo punto, Terry rompe il silenzio: «Tutto questo non ha senso… Faith, io sono stato al funerale di Jake!»

«Eppure stasera l’hai visto camminare e aggredire sua moglie. Lo hai detto allo sceriffo?»

«E come avrei potuto? Nemmeno Harriet sembrava prendere sul serio la possibilità che fosse stato proprio lui ad aggredirla…»

Faccio silenzio. Conosco bene questa dinamica: la maggior parte delle persone razionalizza l’esistenza dei mostri, al punto di negare anche gli avvenimenti che li coinvolgono. È per questo che la gente non crede alla loro esistenza. All’inizio, mi arrabbiavo molto. Poi, ho capito: c’è qualcosa, nelle menti degli uomini, che li protegge, che gli fa dimenticare, che gli fa distorcere la realtà. Non posso prendermela con loro: devo difenderli, anche se pensano di non averne bisogno.

«Tu, però, sei stato al funerale di Jake… Voglio dire: tu sai che lui era morto. Eppure lo hai visto, stasera».

«Sì. Com’è possibile…?» mi chiede.

So riconoscere una cazzo di infusione, quando ne vedo una. Ok, è un nome del cazzo, ma rende l’idea. È quando i Messaggeri rivelano per la prima volta a una persona che i mostri esistono, e glieli fanno vedere. È quello che è successo a Terry. È successo anche a me, tempo fa. Ed eccoci qui.

Terry si volta verso di me con una nuova consapevolezza. «È questo che ti è successo, non è vero? È per questo che hai lasciato Los Angeles?»

Annuisco. Vale più di mille parole.

Il pick-up arriva davanti a casa di mia nonna. Scendo, tiro giù la bici dal cassone.

«E adesso che si fa?» chiede Terry.

«Non è ovvio?» gli rispondo. «Adesso dormiamo. Domani, invece, si va a caccia».

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