Sir Tristram

«Buonasera, signorina (?). È scuro… posso aiutarla in qualche modo? Sta andando in paese?»

Vedo la sua stella di metallo attraverso il finestrino abbassato. «Buonasera, sceriffo…»

«Vicesceriffo» mi corregge.

«Vicesceriffo» ripeto, svogliata. «Sì, sto andando a Black Mountain… vengo dalla fermata dell’autobus».

«C’è ancora un bel pezzo a piedi, sa? Se sale con me, le do un passaggio».

«Volentieri. Molto gentile». Sono convinta che si sia messo a fissarmi le tette, ma meglio non dare nell’occhio.

Le curve e le salite nascondono le luci della città. Nel frattempo, in cielo, cominciano a vedersi le stelle. I posti isolati sono stupendi: le luci della civiltà non cancellano lo spettacolo degli astri.

«Non sembra di qui. Da dove viene?»

«Dalla costa. Ho una vecchia casa qui. Era di mia nonna».

«Di sua nonna… Qui il posto è piccolo: conosco un po’ tutti. Com’è che si chiama lei?»

Titubo. «Faith West». La mia voce è un sussurro.

«Faith West!» si gira verso di me con gli occhi accesi. «Non ci posso credere!»

Lo guardo interrogativa.

«Non ti ricordi di me? Sono Terence Gray! Sir Tristram: giocavamo sempre, da piccoli, nel bosco. Quanti anni saranno passati?»

«Terry?!» Non posso vedermi, ma un sorriso si è dipinto sul mio volto; ne sono sicura.

«Be’, è un piacere rivederti dopo tutto questo tempo. Mi dispiace molto per tua nonna: manca molto a tutti, sai? Pensi di fermarti qui a lungo?»

Nel frattempo, siamo arrivati a Black Mountain. Il paesino è piccolo, isolato, poco illuminato e, francamente, un po’ spettrale, con la nebbia, le montagne e tutti quei boschi attorno.

«Non lo so ancora, di preciso, ma penso che rimarrò per un po’».

«Fantastico! Dove ti porto, allora? Alla casa della nonna?»

«Sì, saresti molto gentile. Grazie».

Apro la portiera. Sollevo la mia sacca da viaggio dallo zerbino del pick-up. La casa della nonna è vecchia, fatiscente, piena di rampicanti. Faccio per aprire il cancello di ferro ossidato: le mie mani si sporcano di bruno rossastro.

«Senti, Faith… la casa è molto messa male. Se uno di questi giorni, insomma… se hai bisogno di una mano per sistemarla, non esitare a chiamarmi».

«Sei molto gentile, Terry…»

«Nessuno mi chiama più Terry…» commenta imbarazzato.

«Sei molto gentile. Se dovessi avere bisogno di una mano, ti farò sapere». Ma no: non lo chiamerò. Non posso fidarmi di lui; non posso fidarmi di nessuno. Entro nella casa buia e già sento odore di chiuso, di morte e di solitudine. È perfetta per me.

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