La promessa

È notte fonda a Black Mountain. Per la strada principale, non circola un veicolo, non si vede anima viva. La lanterna semaforica lampeggia inutilmente al centro dell’incrocio. O, forse, non inutilmente, visto che almeno segnala che un incrocio c’è e che bisognerebbe moderare la velocità, preparandosi a dare la precedenza a eventuali veicoli provenienti da destra.

Il fatto è che sono seduta all’interno del diner da circa dieci minuti e, da quando sono entrata, di veicoli non ne è passato neanche uno. E nemmeno sono passati quando ho attraversato il paese a piedi. “Complimenti per la tua sagacia, Faith!” Sì, sento la vostra voce che si complimenta con me perché ho appena realizzato che, in un paese di tremilacinquecento anime della provincia del Nordovest, pochi minuti prima delle due di notte, non circoli anima viva.

L’ultimo turno è quello di Harriet. Sì, Harriet Ferrell, la moglie del due volte morto Jake. Terry era visibilmente disturbato, dopo quello che abbiamo fatto. Che ho fatto. Ho deciso di lasciargli un po’ di tempo per sbollire, per razionalizzare l’accaduto, per cullarsi un po’ tra i suoi pensieri. E, poi, sono venuta al diner, per vedere Harriet.

Forse mi sento in colpa per averle ucciso il marito… Ma chi, lo stesso marito che aveva tentato di ucciderla, se solo non fosse stato per l’intervento mio e di Terry? Quella cosa morta del cui sangue coagulato si sono insozzata le mie mani? È mai possibile che io provi rimorso per avere ucciso uno zombi? Per aver privato questa donna di un marito che era già morto per cause naturali e che è stato resuscitato da qualunque cosa stia accadendo a Black Mountain?

Harriet non è stupida: si è accorta che la sto fissando. L’ultimo cliente esce dal diner. L’ultimo a parte me, voglio dire. Sembra che Harriet abbia aspettato questo momento con bramosia, perché adesso si avvicina a me.

Si guarda attorno, assicurandosi che non ci sia nessuno a parte noi, poi balbetta: «Tu sei quella donna che mi ha salvata insieme al vicesceriffo Gray…»

Dunque, si ricorda! Com’è possibile?! Di solito, le persone attaccate dai mostri tendono a razionalizzare o a rimuovere gli eventi che li coinvolgono. Ecco come mai l’umanità è rimasta inconsapevole della loro esistenza fino ad oggi.

«Lo sceriffo Hester mi ha detto che ti chiami Faith West. Ha detto anche che sei una poco di buono e che non mi devo fidare di te…»

I miei occhi vibrano.

«… ma io non le credo. Loro pensano che io sia confusa, che non ricordi bene, ma io ricordo perfettamente cos’è successo. Ricordo di aver seppellito Jake e ricordo di averlo visto tornare. Era cambiato… diceva delle cose orribili. Mi ha spiegato cosa voleva farmi, che voleva uccidermi, portarmi con lui in questa nuova vita. Sono scappata e lui mi ha seguito, e poi voi mi avete trovata…»

«Com’è possibile, Harriet? Come fai a ricordare tutto?»

«Non lo so. So solo che, quando questo è accaduto ho sentito un potere, una voce parlarmi. Mi ha spronato a reagire, ma io ho avuto paura e non l’ho ascoltata. Volevo solo salvarmi la vita… Quando mi sono ripresa, ho ricordato tutto, e ho avuto ancora più paura. Ma, quel che è peggio, mi sono ricordata tutte le cose che avevo visto prima. C’è qualcosa di terribile in questa città! Tu e Terry siete diversi: voi potete sentire le voci, lo so. Voi dovete fare qualcosa!»

La donna scoppia in un pianto isterico. La prendo tra le mie braccia per calmarla. Sento le sue lacrime che bagnano il cotone della mia maglietta, inumidendomi la pelle.

Li chiamano “astanti”. Sono coloro che odono la chiamata dei Messaggeri, ma non le rispondono. Non vengono infusi dal loro potere: non diventano cacciatori, ma continuano a mantenere la consapevolezza che i mostri esistono, anche se sono completamente lasciati a loro stessi. I Messaggeri non danno seconde possibilità, a quanto pare.

Le accarezzo i capelli come se fosse una bambina da rassicurare. «Non ti preoccupare, Harriet. Sistemeremo tutto. Te lo prometto».

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